Da non perdere
- I menhir dalla somiglianza a figure del mondo reale: Orante, Aquila, Femminilità e Virilità, Guerrieo o Sacerdote, Babbuino.
- I dolmen
- I "cuburri"

Nei siti di Argimusco, di Elmo e di Losi, a pochi chilometri da Montalbano Elicona, si ergono imponenti megaliti, menhir realizzati con blocchi di granito che si trovano tra le imponenti rocce di arenaria a segnare calendari astronomici dal fascino ancestrale.
Nelle vicinanze vi sono i resti di “dolmen” appartenenti ad una necropoli e caratteristiche costruzioni in pietra (i cosiddetti “cubburi”).
I Megaliti

I megaliti si trovano a 1200 m, sono dei conglomerati calcarei facilmente sottoposti all’erosione del tempo e degli agenti atmosferici, a causa della poca durezza della pietra.
Sono state definite le pietre dei giganti, interpretate come opera degli uomini neolitici di Sicilia in tempi antichi e per questo alcuni hanno definito il sito “Stonehenge italiana” equiparandolo alle grandi strutture del nord Europa.
La peculiarità di questi megaliti è la loro somiglianza a figure del mondo reale: tra i più famosi si ricordano i simboli sessuali femminile e maschile, l’Orante (grande massiccio antropomorfo, con le mani giunte in preghiera) e l’Aquila con le ali semi spiegate.
Nel gruppo megalitico principale vi sono due menhir, uno più slanciato e snello (alto una ventina di metri), e uno più basso e massiccio (poco più di 10 m.). Per la loro forma vengono designati dagli esperti del settore come “simboli sessuali maschile e femminile”.
Poco più avanti si innalzano tre grandi massicci di pietra, alti oltre una trentina di metri. Questi posti uno di fronte all’altro, presentano un profilo di tipo antropomorfo, uno maschile, e l’altro femminile con le mani giunte in preghiera (comunemente denominata l’Orante).
Un altro megalite dalla forma ben distinta e caratteristica è costituito da un gruppo di pietre sovrapposte dalla sagoma di aquila con le ali semi-spiegate e il capo rivolto verso sud.
Se muniti di bussola si scopre che sia il l’Aquila sia il menhir più alto sono allineati esattamente lungo l’asse est-ovest. Ciò significa che ponendosi con le spalle rivolte verso il megalite maschile, detto “fallico”, e guardando l’Aquila si può vedere sorgere il sole dietro quest’ultima nel giorno dell’equinozio di Primavera e di Autunno. Allo stesso modo, volgendo le spalle al rapace e guardando menhir si può vedere tramontare il sole ad ovest negli stessi giorni. Tra i due elementi si trova una pietra bassa a forma di sella, che rappresenterebbe il punto d’arrivo dell’ombra del menhir al tramonto degli equinozi. Questa sorta di pietra-testimone , posta al centro del gruppo circolare di menhir e megaliti con i volti potrebbe rappresentare un punto di osservazione, dal quale rilevare altri fenomeni astronomici significativi.
La datazione dei megaliti di Montalbano è però molto difficoltosa, in quanto non si fa alcun cenno a questi “monumenti” in alcuna fonte antica, e non vi è allo stato attuale alcun reperto, in quanto non è ancora stato fatto alcuno scavo ufficiale.
I dolmen e i "cuburri"

Nelle vicinanze vi sono i resti di “dolmen” (pietre funerarie) appartenenti ad una necropoli forse successiva ai megaliti, purtroppo smantellati in tempi passati dai pastori al fine di trarre materiale di costruzione.
Vi sono anche caratteristiche costruzioni in pietra, di epoca più recente anche se ancora non bene definita, i cosiddetti “cubburi”. Si tratta di piccoli edifici, detti casotti, capanni a tholos, cubo o cuba (termini di origine araba) diffusi in Sicilia, in particolare nella zona dei monti Nebrodi, anticamente costruiti nelle zone destinate a pascolo ed utilizzati per il ricovero dei pastori.